In occasione delle celebrazioni del Giorno del Ricordo del 10 febbraio, il Comune di Legnago (VR) ha organizzato una serie d’iniziative per mantenere viva la memoria dei martiri italiani, vittime nelle foibe, e degli esuli del confine orientale sul finire del secondo conflitto mondiale.
Il tema investe personalmente la mia storia famigliare. Mio nonno materno, comandante della Regia Marina, dopo la resa dell’8 settembre del 1943, dovette prendere la propria famiglia a Pola per rifugiarsi in Veneto.
Per pubblicizzare le iniziative in Città (mostre, convegni, conferenze nelle scuole), oltre come co-organizzatore essendo membro dell’Associazione Nazionale della Venezia Giulia e Dalmazia, ho realizzato l’immagine coordinata.
La foto di Egea Haffner, la bambina con la valigia con la scritta ‘ESULE GIULIANA’, è diventata nel corso di questi anni il simbolo della narrazione di questa vicenda storica. Altrettanto lo è la foiba, la cavità carsica, dove hanno trovato la morte migliaia di civili e militari italiani. Questi due elementi sono quelli più ricorrenti nelle comunicazioni delle manifestazioni celebrative in Italia. Ho voluto, a mio modo, restituire una resa grafica abbastanza marcata, senza rinunciare a questi due elementi simbolici.
La foto di Egea è stata trattata in modo tale da mantenere una lettura descrittiva, a livello fotografico, ma scomponendo l’immagine mediante l’effetto grafico delle mezzetinte.
Si ha così l’impressione di visualizzare un’immagine sfocata per quanto i contorni grafici siano ben nitidi. Questo è l’accento che ho voluto porre al contesto storico di quelle vite umane. Molte famiglie, molte persone hanno vissuto in una situazione sfocata (l’esilio, la povertà, le perdite degli affetti e dei beni) ma dai contorni nitidi (la tenacia di andare avanti, il riscatto di rifarsi una vita altrove, la dignità di non piangersi addosso).
La foiba, d’alta parte, qui di color rosa (‘Terra Rossa’ veniva definita l’Istria per la presenza massiccia di bauxite) è qui rappresentata come una cavità, a forma di saetta che dall’alto cade a terra, come molti dei corpi che hanno trovato la loro fine in quelle cavità.